Calabria

La “mia” scuola ideale: idee per cambiare

Scritto da Nicola Grillo

Percorrendo il 2021, nella speranza di trovare una cura definitiva e porre fine alla pandemia mondiale del COVID-19, continuano a moltiplicarsi i seminari online. Il Movimento di fatto “M.A.D.A.” (Movimento Autonomo Docenti Attivi) ha organizzato e invitato a partecipare al primo seminario online “Idee per la scuola” Il prof. La Valva Vincenzo, D.S. dell’ISTITUTO COMPRENSIVO PAOLO VI – CAMPANELLA – Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di GIOIA TAURO (R.C.), Quintina Vecchio, responsabile nazionale del “Dipartimento Istruzione” dei Liberlademocratici Italiani e Docente c/o l’Istituo Comprensivo “DON MOTTOLA” di Tropea (V.V.), il prof. Antonio Grillo, Docente, Economista e Giornalista, Nicola Grillo, giovane autore di diversi articoli per diverse testate online e per la Gazzetta del Sud, nel ruolo di moderatore.

Quali idee per la scuola?

D.S. La Valva Vincenzo – “Novità, condivisione, lungimiranza e propensione al cambiamento migliorativo: rendere più concreto il diritto allo studio ed alla Cittadinanza attiva, con proposte reali e non da comizio, per dare nuova linfa alle politiche dell’istruzione.”.

Cosa fare per garantire un futuro migliore ai nostri ragazzi?

Quintina Vecchio – “Puntare tutto sulla Scuola per garantire agli studenti un’esperienza degna, che meritano, fatta di possibilità finalizzate alla valorizzazione del loro potenziale.”.

Cosa ne pensa sul diritto allo studio?

Antonio Grillo – “A mio avviso è necessario soffermarsi sul seguente ragionamento: dove il Diritto allo studio non è più un mezzo atto al miglioramento della società, li è una sconfitta per la società stessa, dove la scuola smette di funzionare come il luogo-tempio di esercizio del diritto allo studio.
E’ noto come il discorso scolastico viene affrontato e garantito dall’articolo 34 della nostra costituzione, che recita: “la scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più elevati degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”
– Dunque le istituzioni, la “COSTITUZIONE ITALIANA”, il “TRATTATO DI LISBONA”, e la “CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO”, prestano già “in principio” particolare attenzione alle relazioni tra il mondo della scuola, dello studio e quello della società civile, focalizzandosi su tale collegamento. Questo legame vede nella crescita anche il miglioramento collettivo, maggiormente valorizzato da una visione che agisca sgretolando, di fatto, il luogo comune che associa la vita della gente alle dinamiche dei mercati. E’ noto che per l’Unione Europea questo concetto trova espressione nello strumento che è la “CARTA EUROPEA DELLA SCUOLA” la quale disciplina una scaletta di obiettivi condivisi con il fine di trasformare il mondo scolastico nel principale mezzo propulsore che muova dai principi cardine di una società moderna, democratica e solidale. Questa concezione scolastica punta ad alleggerire eventuale peso su categorie più precarie, penalizzate anche da fattori economici sfavorevoli, che inevitabilmente rallentano e rendono difficoltoso il cammino verso la parità dei mezzi per tutti. Una visione del genere facilita la distinzione netta che intercorre fra i target previsti dal mondo della scuola e quelli del mondo aziendale, a cui a volte l’ambito dell’istruzione viene impropriamente accostato. Luoghi di cultura, paesi e rioni costituiscono un ecosistema dove lavorare per impedire derive verso il crimine e la crescita deviata, attraverso una profusione di risorse dedicate a facilitare il cammino spesso troppo arduo tra l’individuo e il mondo del lavoro.”.

Quali le mete primarie proposte?

D.S. Prof. Vincenzo La Valva – “Garantire pari diritto allo studio a tutte le categorie snellendo e rendendo più semplici le pratiche di interazione con la scuola, far in modo che chiunque possa aspirare al conseguimento di un titolo di studio spendibile. Estendere l’opportunità di migliorarsi con percorsi finalizzati per tutte le fasce di età. Annullare i dislivelli culturali presenti nei paesi dell’ UE. Raggiungimento della parità di genere dove e se assente. Dare maggiore peso al rinnovamento anche nei metodi di valutazione del sapere, troppo spesso basati su ormai arcaici strumenti e mezzi. Valorizzare l’individualismo dei soggetti e non solo il blocco.”.

In Italia tutto questo è stato raggiunto?

Quintina Vecchio – “Purtroppo l’Italia è uno dei paesi europei in cui tutto questo è stato raggiunto solo in parte, sono gli insufficienti investimenti da parte dello stato italiano e i contributi dell’Unione Europea a penalizzare l’istruzione pubblica e privata e questo porta conseguenze, come la scarsa o lacunosa conoscenza, la mancanza di soggetti laureati e alcune volte l’assenza di itinerari volti a consentire aggiornamenti continui tra la popolazione scolastica.
In Italia la lunghezza d’onda non è ovunque la stessa quando si parla di istruzione
in senso lato. La scuola pubblica, è spesso spoglia di mezzi adeguati ed è penalizzata da decisioni alle volte anche sbagliate, e non è sempre all’altezza di soddisfare le aspettative richieste dalla realtà europea in termini di efficienza.
Uno degli obiettivi primari dell’attività educativa e didattica della scuola è l’integrazione di tutti gli alunni. Infatti, importanza fondamentale nel mondo dell’istruzione è assunta dall’inserimento e dalla collaborazione per accedere a un’adeguata realizzazione di un successo scolastico alla portata di tutti.
Indispensabili sono inoltre le sinergie delle istituzioni scolastiche, per ottenere che si delinei un ambiente caratterizzato da lavori e impegni condivisi.
Occorre abbattere la tradizionale barriera tra processi cognitivi e momenti affettivo-relazionali, facendo emergere, mediante l’interazione tra i linguaggi della mente ed i linguaggi del corpo, una percezione globale di benessere, derivante da elementi percettivo-motori, logico–razionali ed affettivo-sociali, che insieme concorrono in egual misura, alla formazione e all’equilibrio dinamico dello studente e del gruppo. E’ importante promuovere il benessere psico-fisico dell’allievo favorendone e sviluppandone la capacità di inserimento in vari contesti verso un percorso di una corretta e robusta istruzione;
la capacità di adeguarsi facendo del sapere un vero e proprio modus operandi, con i relativi pregi e punti di forza, sempre oltre le classiche e limitate visioni;
la capacità di distinzione dettagliata delle difficoltà ed insicurezze che compromettono l’apprendimento e possono produrre fallimenti o peggio allontanamento e distacco; la capacità di dare la sua importanza alla comunicazione; la capacità di agire alla radice contrastando attitudini errate e o dannose.”.

Cosa spinge i giovani ad abbandonare i percorsi scolastici?

Vincenzo La Valva, prof. e D.S. – “Un controllo delle necessità itineranti dimostra che alcuni soggetti per motivi di vario stampo e tipo legati alle diverse sfere hanno un indice motivazionale scarso se non assente nei riguardi di azioni di curriculum a causa di qualche problema, le conseguenze negative di ciò si traducono nell’allontanamento. Talvolta purtroppo gli alunni fronteggiano le prospettive del domani senza mezzi adeguati e questo a causa di insicurezze inerenti la loro condizione anche e soprattutto scolastica, povera di opportunità serie ed importanti per quanto concerne il proprio miglioramento, i propri progressi e le proprie ambizioni.
Dirette conseguenze di queste fragilità si manifestano spesso e volentieri con il disorientamento e la confusione che sorprendono gli scolari proprio in una tappa importantissima del loro sviluppo, andando a colpire la categoria dei ragazzi non ancora consci delle loro qualità e quindi più debilitati di altri.
In talune circostanze le suddette categorie sono anche le stesse a cui è negato il giusto supporto delle famiglie, è questa situazione al principio dei fallimenti educativi, che possono essere mal interpretati dai ragazzi che li identificano erroneamente in propri deficit.
Superare questo momento è visto dagli alunni come un ostacolo insormontabile, anche perché convinti di doversi far carico di tutto il fardello in autonomia, senza confronti e senza il sostegno di terze parti.
Per aggirare e quindi anche superare questi inconvenienti di percorso diviene fondamentale l’apporto che può essere fornito da un corretto e mirato orientamento.
Ossia un giusto orientamento che tenga conto delle ambizioni dei ragazzi ma anche le loro potenzialità e i contesti in cui essi andranno ad operare.
Tutto ciò deve essere accompagnato da e con un ampio ventaglio di possibilità da intraprendere sfruttando le potenzialità, di cui gli alunni siano ben consci, affinché possano dare vita fin da subito ad un ricco curriculum vitae andando a sposare le richieste del mondo lavorativo con quelle da liberi professionisti.
Alla base di un buon curriculum vitae viene quindi a posizionarsi un corretto ed adeguato operato di orienteering, senza il quale diventerebbe difficile poi muovere verso qualsivoglia risultato professionale o di formazione e crescita.”.

Ancora sull’orientamento.

Quintina Vecchio – “Perché si costituisca una struttura funzionante in tutto e per tutto e senza svalutarne le parti occorre: rendere la formazione parte integrante del legame dottrina/comprensione; rivalutare le mete di apprendimento scegliendo adeguati metodi atti a facilitare l’inserimento del discente nei contesti in cui si ritroverà; dare la giusta rilevanza anche agli obiettivi della scuola e dell’apparato istituzionale di cui essa è parte.
Di conseguenza si fa rilevante dare vita anche a progetti validi come mezzi a disposizione dei ragazzi che vedano riconosciuta così l’importanza delle loro scelte e del loro operato fatto di valutazioni coscienti della propria condizione, ma anche di ciò che si trova intorno a loro.
Riguardo l’allontanamento, esso non è l’unico campanello d’allarme che può significare lo sgretolamento del tessuto scolastico (alias dispersione scolastica), ma costituisce pur sempre un aspetto molto drastico e sicuramente anche comune in relazione alla posizione degli alunni in ambito scolastico.
E ancora, lo sgretolamento del tessuto scolastico (alias dispersione scolastica) è soprattutto un fallimento che si ha nel caso in cui gli scolari rimangono impossibilitati ad esprimere pienamente le loro potenzialità.
Spesso e volentieri l’allontanamento dal mondo scolastico può manifestarsi anche con dei veri e propri impedimenti di cui il ragazzo risente diventando annoiato e restio allo studio in genere.
Questi fenomeni partono da insicurezze dello scolaro in vari ambiti, come il calcolo e la logica dei linguaggi, e hanno come fattore comune un’esperienza dell’apprendimento vissuto più come un must piuttosto che come un’azione piacevole volta a raggiungere un miglioramento personale.
Qui deve entrare in gioco la scuola che deve spingere insieme all’alunno per favorirlo alleggerendo i pesi di varia natura che lo rallentano e ne compromettono i risultati a cui quest’ultimo dovrebbe arrivare assolvendo ai suoi obblighi come mezzo a disposizione di tutti i ragazzi.
Nasce l’esigenza di una revisione migliorativa del modo di operare, che riguardi più enti possibile per riunirli verso un unico fronte comune che li veda compatti insieme ai ragazzi in modo da aiutarli e non lasciare che si sentano soli. A ciò devono essere rivolti i nostri sforzi, nell’augurio che queste azioni possano innescare un’escalation che intensifichi e valorizzi al meglio i risultati.

A tale fine occorre favorire la figura dei lavoratori della conoscenza capaci di immedesimarsi nelle parti di veri e propri aiutanti e facilitatori, validi alleati degli scolari nelle loro battaglie verso il raggiungimento delle loro mete, tutt’uno con il ragazzo, per non lasciare inascoltate le sue esigenze, dargli fiducia in una prospettiva ottimistica che lo veda individuo forte, maturo e soprattutto formato.”.
Più risorse all’Istruzione, ma come?

Marco Palombi, Direttore Dipartimento Economia e Sviluppo e Componente della Direzione Nazionale dei Liberaldemocratici Italiani. – “Il problema delle risorse per l’educazione in Italia è legato all’inefficienza relativa di tutta la spesa pubblica. In Italia la percentuale di PIL che si destina all’istruzione è al di sotto della media dei Paesi Europei (peggio di noi solo l’Irlanda, la Bulgaria e la Romania), e in valori assoluti è meno della metà di quel che destina la Germania, e tre quinti di quel che destina la Francia. In compenso la spesa pubblica italiana è, in proporzione al PIL, la quarta più alta d’Europa. Evidentemente le risorse dei contribuenti sono destinate con pesi diversi.
Naturalmente la maggior parte di questa differenza è data dalla prima voce di spesa della scuola, ossia gli stipendi: non si può paragonare lo stipendio di un professore italiano con quello di un suo collega francese, ad esempio, così come, non si può paragonare l’efficienza del sistema previdenziale italiano – totalmente pubblico – con quello francese – misto pubblico-privato da almeno 50 anni, ciò che consente ai nostri amici d’oltralpe di avere una ripartizione della spesa pubblica maggiormente volta verso il futuro della nazione, più che al mantenimento dello status quo.
Dal punto di vista del risultato, l’Italia è penultima in classifica per numero di occupati entro tre anni dalla fine del percorso scolastico (peggio di noi solo la Grecia), ed è il Paese con maggiore delta tra regioni. Il fatto che le regioni a maggiore dispersione scolastica siano anche quelle nelle quali un giovane ha minore probabilità di trovar lavoro è emblematico di una situazione di inefficienza della capacità di riequilibrio degli investimenti in istruzione e impresa, mantenendo una spirale negativa di aumento della spesa pubblica destinata ad ammortamenti sociali.
Il percorso scolastico preuniversitario dura un anno di più, diminuendo le risorse a disposizione per ogni anno di studio.
Non si può quindi pianificare un miglioramento delle condizioni della scuola senza rivedere in profondità le politiche di spesa del Paese.
I nuovi fondi europei sono una opportunità da cogliere. Nuove professionalità saranno richieste dai riformati settori produttivi, professionalità che si dovranno formare fin da subito. La scuola sarà protagonista in questo, anche grazie ad una parte di fondi a ciò dedicata. Ancora una volta dovremo chiedere agli insegnanti uno sforzo per adeguare metodi e conoscenze alle nuove capacità richieste, anche grazie a percorso formativi professionali ad hoc a loro riservati. Approfittiamo di questa occasione per cambiare le cose!”.

Quale il ruolo della politica?
Antonio Grillo – “È di vitale importanza che la politica non si annodi nell’affronto di queste tematiche, pena un peggioramento nella qualità della vita sociale, è risaputo infatti che c’è un legame forte tra le decisioni politiche e gli andamenti sociali. – Grillo continuando afferma – Collegandomi a quanto detto da Quintina è doveroso rivolgersi ai Maestri e agli insegnanti, che sono chiamati a operare mettendo in risalto il positivo che c’è dentro ciascun alunno in una prospettiva di avanzamento collettivo. È necessario oltretutto che la scuola riconosca all’alunno i propri meriti, è da ciò che deriva infatti l’accrescimento di autostima del singolo ragazzo, il quale reagirà con risposta positiva. Serve che i ragazzi crescano in un ambiente fertile e non cupo, dove potersi mettere in gioco fino in fondo e dimostrare le loro potenzialità. L’autostima è un fattore non trascurabile, ed è il principale mezzo che consente di lasciarsi alle spalle eventuali fallimenti. Spesso azioni come il punire e il deprezzare l’alunno sfociano in atteggiamenti errati e dannosi per i ragazzi che possono dimostrarsi violenti e prepotenti, tale scenario è totalmente da evitare. Questo non è un incitamento a far passare tutto impunemente al ragazzo, da parte di istituzioni e famiglia, all’opposto, si deve mettere al centro di una discussione le capacità del ragazzo, ciò è di supporto per l’autostima del ragazzo. Un sistema qualificato non si ottiene necessariamente usando come mezzi castighi e affini, anzi, si viene a formare in un ambiente dove gli alunni si sentano a proprio agio e non vedano nelle istituzioni delle minacce ma figure amiche a cui affidarsi e da sfruttare per dare il massimo. Si tratta di un risultato che è una novità e che deve essere raggiunto fornendo il giusto apporto di mezzi, che le nuove normative prevedono già, i quali devono servire per agire prontamente la dove si dovesse manifestare il bisogno nell’alunno in situazioni problematiche, rendendo di volta in volta maggiori i nuovi esiti favorevoli. È necessario inoltre che il cammino affrontato dallo studente sia ricco di spunto positivo che permetta a quest’ultimo di valorizzare se stesso a tutto tondo e senza limitazioni alcune. Serve implementare il ruolo della scuola come alleato prezioso del discente, che possa aiutarlo a superare le tappe cruciali dell’apprendimento e uscire da questo affronto migliorato, temprato e capace, insomma maturo e pronto al confronto senza pensare così all’allontanamento. Per fare progressi in questo senso si deve però tener conto dei motivi che sono alla base di tali situazioni, identificabili in un legame sbagliato e o comunque tossico e negativo tra la scuola come istituzione e il ragazzo, è ricorrente infatti uno scenario in cui i bisogni dell’alunno non siano completamente e correttamente interpretati e questo non fa altro che minare lo studente rovinando o compromettendo la sua condizione. Rimane sacro il diritto allo studio, a tutte le età, per tutte le persone indistintamente e senza discriminazioni.”.

Chi è l'autore

Nicola Grillo

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